03 Apr Per non ballare…mangio!
Le competenze del Terapeuta della gestalt attraverso la descrizione di una seduta terapeutica.
In gestalt, vedere e utilizzare i meccanismi difensivi e disfunzionali che la persona ha messo in atto e riproduce nella relazione terapeutica, permette anche di far emergere le risorse del paziente presenti nel campo terapeutico e utilizzarle….
PER NON BALLARE… MANGIO!
Tratto e rielaborato da un incontro tra Titti (soprannome di Tiziana) e Anna Maria Acocella
Tiziana,32 anni; psicoterapia individuale
- Terapeuta: Buongiorno Titti (ha chiesto, dalla prima seduta, qualche mese fa, di essere chiamata così) come stai? Mi sembri un po’ appesantita! (Titti si è seduta con fatica e sforzo)
Paziente: Bene grazie. Un po’. Tu come stai?
- Terapeuta: Bene! Grazie. (silenzio) (Aspetto qualche minuto) Sembri pensierosa
P: Si, stavo pensando a quello che voglio fare per me qui oggi.
- Terapeuta: Bene, oltre che pensarlo puoi anche sentirlo? (Il terapeuta favorisce il contatto e la consapevolezza)
P: Come?
- Terapeuta: Respirando, per esempio.
P: Già. Mi dimentico sempre.
- Terapeuta: (La incoraggio a respirare)
P: Fatto (mi dice).
- Terapeuta: Non è mica una puntura!
P:(Sorride) Devo respirare ancora?
- Terapeuta: Senti quello che provi qui, in questo momento, con me, attraverso il respiro
P: (Respira) Provo sollievo, sollievo al pensiero che posso pensarmi.
- Terapeuta: Pensarti o sentirti?
P: (Respirando) Pensarmi e sentirmi.
- Terapeuta: Bene! Cosa senti ora?
P: Una specie di brivido.
- Terapeuta: E che effetto ti fa?
P: Eccitante, mi piace
- Terapeuta: Si vede. Hai cambiato posizione del corpo e tono della voce. (Restituzione dei dati osservati e osservabili)
P: Ah sì è vero!
- Terapeuta: Qual è il tuo pensiero su questo? (Livello cognitivo)
P: Penso che sia buono per me sentirmi, e penso di esserne capace.
- Terapeuta: Ripetilo e senti che effetto ti fa. (Presa di contatto)
P: Sono capace di sentirmi, di pensarmi.
- Terapeuta: Respira mentre lo dici.
P: Ah già. (Respirando velocemente) Sono capace di sentirmi, di pensarmi.
- Terapeuta: Respira più lentamente.
- Terapeuta: Che effetto ti fa?
P: Mi sento un po’ scomoda vorrei muovermi, cambiare posizione, posso ?
- Terapeuta: È possibile fare quello che il tuo sentirti ti dice!
P: Sorride, si alza in piedi, fa qualche passo, mi guarda, scrolla le spalle e gira la testa da una parte e dall’ altra.
P: Ohhhh.! (Esclama). Ora va meglio (continua a scrollare le spalle)! Avevo bisogno di muovermi.
- Terapeuta: Avevi o hai?
P: Ho.
- Terapeuta: E allora continua. Anzi facciamolo insieme. (mi alzo in piedi, mi metto acconto a lei e respirando la accompagno nei movimenti che spontaneamente si susseguono. (partecipazione attiva dall’esperimento)
- Terapeuta: Sembra una danza. Ti piace ballare? (le chiedo)
P: Si tantissimo.
- Terapeuta: Balli?
P: No. Non più.
- Terapeuta:
P: Ho smesso tanto tempo fa. Si ferma , e si siede.
- Terapeuta: (Mi siedo di fronte a lei). Il motivo?
P: Ho perso interesse. Ho fatto altro.
- Terapeuta: Per non ballare hai fatto altro
P: No. Ho fatto altro e ho smesso di ballare.
- Terapeuta: Appunto per non ballare hai fatto altro.
P: Non capisco.
- Terapeuta: Per smettere di fare qualcosa che ci piace molto, dobbiamo fare qualcos’ altro!! Tu cosa hai fatto? Qui, ti sei seduta. Nella tua vita?
P: In qualche modo anche
- Terapeuta: Cioè? Come ti sei seduta?
P: Andando alle partite di calcio di mio marito.
- Terapeuta: Ah! Allo stadio?
P: No. Ai suoi allenamenti.
- Terapeuta: Beh sembrano importanti e impegnativi quelli allenamenti!
P: Noiosi e inutili.
- Terapeuta: Per chi?
P: Per me.
- Terapeuta: Per quanto tempo hai smesso di fare una cosa che ti piace moltissimo per farne una noiosa e inutile?
P: 7 anni! (Si accascia sulla poltrona con la testa bassa, le gambe incrociate e le braccia conserte)
- Terapeuta: E per sette anni hai smesso di sentirti?
P: Non proprio.
- Terapeuta: Aiutami a comprendere meglio come hai fatto a sentire di voler ballare e non farlo fino ad oggi.
P: Sapevo che a lui faceva piacere. Quando andavo diceva che si allenava meglio. Era contento di sapermi li.
- Terapeuta: Contento di saperti seduta e annoiata.?
P: Non glielo mai detto che mi annoiavo.
- Terapeuta: Cosa gli hai detto per 7 anni?
P: Che se era felice lui, lo ero anch’io.
- Terapeuta: Ed è vero?
P: No. Mi mancano tante cose! Ma sono anche contenta.
- Terapeuta: Quindi, gli hai detto delle bugie.
P: No, non proprio. Sono anche contenta.
- Terapeuta: Anche contenta. Per lui o per te sei contenta?
P: Per lui
Terapeuta: Cosa provi Titti?
P: Sono triste, molto triste. Ma come facevo a dirgli che avrei voluto continuare a ballare? Che del pallone non mene fregava nulla, che mi rompevo le scatole e che non vedevo l’ora che finisse.
- Terapeuta: Non so come tu avresti potuto fare a dirglielo. Quello che mi chiedo e ti chiedo è come hai fatto a non dirglielo!
P: (Silenzio) …Ho cominciato a mangiare. Mangiare sempre e tanto.
- Terapeuta: Ora mi è più chiaro come hai smesso di ballare! Ti sei resa pesante, stanca e ferma.
Che effetto ti fa quello che ti sto dicendo? Ti risuona?
P: È bello ballare. Per me era come volare.
- Terapeuta: Ballare era come volare? Come è stato qui con me?
P: Naturale e spontaneo. Mi sentivo come se avessi la musica dentro. Quello che dici mi risuona, mi fa male ma risuona.
- Terapeuta: Ti ri-suona come?
P: Mi risuona!
Terapeuta: Senti come ti ri- suona e balla al ritmo di questo suono.
P: Non so se ci riesco.
- Terapeuta: Non lo so nemmeno io. Possiamo provare!
P: Titti si alza in piedi, chiude gli occhi e gradualmente, con il movimento del suo corpo da forma ed espressione al suo sentire.
- Terapeuta: Puoi raccontare come ti ri- suona ?
P: Mi risuona come un uccellino al quale sono state tagliate le ali, con le zampettine ogni passo è pesante e lento, sbatte senza muoversi, è vivo ma non respira. È doloroso! Quanto mi dispiace.
- Terapeuta: Si è doloroso. Per chi ti dispiace?
P: Per me, e per mio marito con il quale non ho mai volato!
- Terapeuta: Peccato! È bello ballare insieme a te.
P: Io non ho mai ballato con mio marito!
- Terapeuta: Puoi sempre cominciare!
P: Ma adesso con il mio peso. Sarebbe ridicolo e faticoso. Sono troppo grassa per ballare.
- Terapeuta: Ma qui, lo hai fatto.
P: Si, ma qui è diverso, è un’altra cosa.
- Terapeuta: Come è diverso qui?
P: E’ diverso. Tu mi conosci, non mi giudichi…
- Terapeuta: Nel senso che tuo marito non ti conosce e ti giudica?
P: Non mi giudica e mi conosce un po’.
- Terapeuta: Quanto basta per continuare a conoscerti?
P: Ormai!!
- Terapeuta: Ormai, nel senso che vuoi continuare ad andare agli allenamenti noiosi e dei quali non ti importa nulla per altri 7 anni e continuare a mangiare per non sentire, e continuare ad ingrassare per muoverti sempre meno?
P: Oddio che orrore!!!!
- Terapeuta:
P: Ma io voglio riprendere a ballare.
- Terapeuta: Allora fallo.
P: Va bene, mi metto a dieta, dimagrisco almeno 10 chili, 15 è meglio, e poi contatto la mia vecchia insegnante, e parlo con Marco (il marito). Sì farò così.
- Terapeuta: Quante cose vuoi fare?
P: Sono quelle che devo fare
- Terapeuta: Ma tu cosa vuoi fare?
P: Voglio riprendere a ballare.
- Terapeuta: Questa è una cosa sola! Ed è sufficiente per cominciare.
P: Si va bene, ma come faccio?
- Terapeuta: (Mimando con le braccia il movimento delle ali) Restituisci all’uccellino le ali!!!
P: Che bella immagine. Leggera!!!
- Terapeuta: Che effetto ti fa?
P: Mi commuove.
- Terapeuta: Lo vedo.
P: Ma sono grassa.
- Terapeuta: Qui lo hai fatto nonostante il grasso!! Non hai mai visto un uccellino pienotto?
P: Non risponde
- Terapeuta: (Aspetto e la invito a respirare e a sentire). Respira, entra nel movimento del tuo respiro.
P: È lento e sembra faccia fatica.
- Terapeuta: È la fatica che fai tu a stare ferma, che hai fatto per sette anni, smettendo di ballare.!
P: (Si muove, bruscamente si alza, e incomincia a muoversi. Muove le sue braccia, le mani, si alza sulle punte, e gira su se stessa). Che bello (esclama) . Posso continuare?
- Terapeuta: Si, hai ancora qualche minuto.
P: Bastaaaaa! (pausa) Ho spiccato il volo! (esclama)
- Terapeuta: Tu? o l’uccellino ha spiccato il volo?
P: (continuando a muoversi, danzando) Io, ora che l’ho liberato.
- Terapeuta: Certo, finché non aveva le ali, era prigioniero. Un po’ come te!
P:SI. Si. Si. Vorrà dire che dimagrirò ballando!!!
- Terapeuta: È probabile visto la voglia di ballare che vedo!
P:(Continua la sua danza, il suo ballo, ancora un po’. Poi si tuffa sulla poltrona sorridendo).
- Terapeuta: Come stai?
P: Stanca, sudata ma felice (mi dice guardandomi negli occhi)
- Terapeuta: Fermiamoci qui Titti. Va bene per te?
P: Si, ciao, ci vediamo la settimana prossima. (si alza dalla poltrona)
- Terapeuta: Ciao TITTI, e attenta ai gatti!!
P: (Ridendo) Ma io sono più veloce.
- Terapeuta: Non ancora, hai appena cominciato!
P: E’ vero, ma ho tanto arretrato!!
- Terapeuta: Anche questo è vero! A mercoledì
P: A mercoledì. Stessa ora?
- Terapeuta: Stessa ora.
P: Mi abbraccia entusiasta (non l’aveva mai fatto) e vai via muovendosi con grazia e leggerezza, senza voltarsi indietro, come di solito, invece, era abituata a fare!
Commento
Il commento riguarda alcune competenze dello psicoterapeuta della gestalt che la seduta descritta racchiude, il profilo non è normativo ma descrittivo.
Le competenze del Terapeuta della gestalt:
- Vede e utilizza le risorse del paziente presenti nel campo terapeutico. È in grado di notare, utilizzare nelle relazioni e condividere nel modo e nel tempo appropriato ciò che è positivo, funzionale e creativo nel paziente, nelle sue relazioni, nella sua storia e nella sua vita; così come è in grado di osservare e riconoscere i meccanismi difensivi e disfunzionali che la persona ha messo in atto e riproduce nella relazione terapeutica.
- È in grado di riconoscere il contenuto delle figure dell’esperienza che il paziente porta nel qui e ora e di capire il modo in cui queste prendono forma e si co-creano
- Coglie sia il contenuto che il processo: ciò che il paziente dice, come lo dice e che effetto ha su sé stesso e sulla relazione.